San Michele Appiano

dà valore ai viticoltori

La cooperativa guidata dal winemaker Hans Terzer porta innovazione nella produzione con una nuova cantina gravitazionale.
Perché il lavoro del singolo unito a quello degli altri permette di raggiungere traguardi impensabili.


“ Ciò che è precluso al singolo, può essere raggiunto da molti lavorando insieme”.
Così parlò Friedrich Wilhelm Raiffeisen, inventore del sistema della cooperativa che tra dusse in pratica il motto “L’unione fa la forza”. La creazione di un gruppo, di un’organizzazione, di un sistema, permette di raggiugere traguardi impensa bili, come dimostra l’esperienza della Cantina San Michele Appiano che acquisisce e restituisce valore a ognuno dei 330 soci viticoltori. “La cooperativa -spiega il winemaker Hans Terzer che dal 1977 guida la Cantina altoatesina di Appiano (Bz)- è una struttura organizzativa che funziona solo se tutti i soci seguono un sistema comune e perseguono il medesimo obiettivo; è grazie al lavoro del singolo che è possibile concretizzare il progetto”.
Quello di San Michele Appiano è un percorso iniziato con scelte rivoluzionarie, in un primo momento in contrasto con le abitudini dei piccoli viticoltori, ma che si dimostrarono vincenti: “Il primo grande ostacolo è stato convincere i soci che una produzione più ridotta avrebbe garantito maggiore qualità e maggiore ricompensa economica per ciascuno”.


L’ impegno e l’investimento che i viticoltori impiegano nella lavorazione sono fattori ricompensati con un alto valore economico. In più la Cooperativa ogni anno investe in innovazione per migliorare la qualità. Una novità è la cantina gravitazionale, che permette di sposare sostenibilità e tecnologia per un conferimento e una lavorazione delle uve ancora più efficace. La cantina gravitazionale comprende tre piani per un totale di 30 mila metri cubi. La lavorazione delle uve si sviluppa “per gravità”, dall’alto verso il basso, consentendo un ampio risparmio sui pompaggi e sul trasporto delle uve diraspate e facilitando il lavoro con un innalzamento della qualità.
Al piano più alto si svolge il conferimento dell’uva su tre stazioni di ricevimento; sul piano intermedio si trovano diverse stazioni di diraspatura delle uve, che scendono in verticale, sulle presse (uve bianche) o sui serbatoi (tank) di fermentazione (uve rosse).
Accanto alle diraspatrici ci sono serbatoi speciali per la macerazione delle uve bianche, situati sopra alle presse, dove poi scendono direttamente. Inoltre, è presente una piccola cantina dotata di serbatoi da 35 ettolitri per la microvinificazione dei vini rossi e una batteria di serbatoi per il filtraggio di sedimenti e mosti. Infine, un magazzino per lo stoccaggio e un reparto con la centrale termica, centrale frigo, produzione di aria compressa, azoto e la cabina di media tensione. Al piano più basso otto presse
con una capacità di lavorazione di 250 tonnellate di uve al giorno. Diversi serbatoi isolati vengono usati per la sedimentazione dei mosti e la stabilizzazione tartarica dei vini bianchi. Nella nuova cantina per la fermentazione dei rossi si trovano 33 serbatoi da 100 ettolitri con sistemi per rimontaggi e follature. Il ruolo decisivo nello sviluppo del sistema cooperativistico altoatesino e nella conseguente affermazione dell’Alto Adige tra i marchi più forti della viticoltura in Italia svolto dalla Cantina San Michele
Appiano è stato riconosciuto anche dal Gambero Rosso con il Premio Cantina Cooperativa dell’Anno nella Guida Vini d’Italia 2021.

Da Food&Beverage #136