N°134 Febbraio Marzo

58 Food&Beverage |febbraio-marzo 2021 SPECIALE  Con il miglioramento della situazione pandemica e la diffusione dei vaccini ci si aspetta una ripresa del mercato di cui, secondo i dati di Wine Intelligence, dovrebbero essere artefici i consumatori fra i 25 e i 50 anni che già conoscono e apprezzano il vino è importante. I benefici salutari del vino sono dovuti principalmente al resveratrolo, sostanza conproprietà antiossidanti protettiva per il sistema cardiocircolatorio, preventiva rispetto alla malattia di Alzheimer e alla demenza senile, benefica contro il colesterolo cattivo, stimolante della produzione di ormoni come serotonina ed endorfine con conseguente riduzione dello stress e della depressione. Oggi più che mai è molto importante rimarcare questi effetti positivi, ancorché parziali, alla luce della recente proposta della Commissione Europea sugli avvisi da mettere sulle etichette di alcuni prodotti, tra cui il vino, come avviene sui tabacchi, anche se l’allarme sembra essere rientrato. Nell’Europe’s beating cancer plan, presentato in febbraio a Bruxelles, tra le cause principali di diffusione del cancro, accanto al fumo e all’inquinamento atmosferico viene indicato il consumo di alcol senza distinguo, cioè a prescindere da quantità e tipologia della bevanda. Un principio fuorviante, dunque, in contrasto con le evidenze scientifiche disponibili. L’annunciata revisione del sistema di etichettatura di vino e alcolici, delle regole sulla tassazione e delle politiche di promozione non può trovare d’accordo le filiere europee di produzione del vino, che da anni con l’associazione Wine in moderation (al cui vertice è appena stato nominato un italiano, Sandro Sartor, general manager di Ruffino) sono impegnate nella promozione di un consumo responsabile del vino. Il cui valore culturale, oltretutto, è indubbio, ed è, sempre di più, strettamente correlato con il territorio di provenienza delle uve e del vino, cosa che ha stimolato la crescita qualitativa delle produzioni. Dalla Denominazione alle sottozone, fino al singolo vigneto (il cru), i vini raccontano storie di terreni e di esposizioni, di paesaggi e iconemi, di sapienza nella conduzione del vigneto e in cantina. Questo percorso ben si adatta all’identikit di coloro che saranno protagonisti della ripresa nei consumi di vino, secondo alcuni dati di Wine Intelligence (presentati nel novembre scorso a Wine2Wine), cioè i consumatori che già conoscono il vino, lo apprezzano e lo bevono, con un’età tra i 25 e i 50 anni. Sono questi i consumatori “core”, gli appassionati, che hanno già tenuto durante la pandemia e stanno ancora tenendo alti i consumi di vino, divenuto ancora più amato in un momento di difficoltà e di incertezza. E tra di essi sono le donne ad aver contribuito maggiormente con una crescita dei consumi sopra la media grazie all’aumento della frequenza di consumo. Sono gli stessi consumatori che prediligeranno vini “di prossimità”, prodotti nei pressi del luogo di consumo, anche per motivi etici, acquistati direttamente in azienda, on line e nell’horeca. Persone inclini all’approfondimento dell’origine del vino, sensibili al racconto che ne “giustifica” e ne rappresenta il profilo organolettico, ma anche la storia e il saper fare che gli conferiscono specifiche caratteristiche distintive. Racconti che, superando i tecnicismi, anche facendo ricorso a suggestioni, devono arrivare all’ampia platea di appassionati e consumatori. Suggestioni che hanno radici di verità aiutano a proporre il vino anche nella ristorazione. Non si pensi, infatti, che questa modalità di comunicazione, più specifica, riguardi solamente i produttori di vino, perché investe anche chi il vino lo propone alla clientela, in particolar modo al ristorante. È chiaro che questo prevede una preparazione più approfondita che, tuttavia, può ripagare lo sforzo. Serve maggior competenza: una conoscenza più

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