N°134 Febbraio Marzo

57 Food&Beverage |febbraio-marzo 2021 SPECIALE Leggeri, strutturati o di medio corpo. Di pronta beva o di lungo affinamento. E l’elenco delle connotazioni dei vini rossi sarebbe ancora lungo a testimoniare una delle grandi forze del vino italiano: la capacità di offrire un’ampia varietà di vini per ogni fascia di prezzo, garantendo contemporaneamente qualità e soddisfazione di palati e tasche differenti. A dimostrarlo le selezioni di chi ci guarda da lontano, dagli Usa, come il portale VinePair che tra i 30 vini rossi consigliati per l’acquisto per il 2021, divisi in tre fasce di prezzo -tra i 15 e i 30 dollari e sopra i 50 dollari- ha selezionato ben nove vini italiani. Un successo, quello del nostro vino, dovuto all’evoluzione della produzione enologica verso la qualità, che prosegue e lo fa trasversalmente, dai vini da tavola a quelli Docg, con strumenti differenti con un tratto comune e ormai divenuto necessario: la riduzione dell’impatto ambientale a cui in alcuni casi, meno numerosi, si affianca la declinazione della sostenibilità anche in termini etico-sociali. Tuttavia, in tempo di pandemia la situazione non è rosea neanche per il vino -qualunque sia il suo colore- che è riuscito a tamponare solo parzialmente le perdite dell’horeca, di vitale importanza per le aziende vitivinicole, perdendo comunque il 30% delle vendite nel 2020. Le chiusure e le aperture discontinue del canale di consumo fuori casa -360 mila esercizi tra bar, mense, agriturismi e ristoranti- sono costate 85 miliardi di euro, pari al 33% della spesa alimentare degli italiani. A pesare maggiormente la serrata serale che rappresenta l’80% del fatturato della ristorazione. Qualcosa di positivo però è accaduto durante la pandemia. Le occasioni di consumo dal fuori casa si sono spostate all’interno delle mura domestiche e questo, secondo le tendenze per il 2021 individuate dall’Iwsr, l’importante ente londinese di ricerca sul mondo del beverage, sta comportando un recupero delle posizioni del consumo di vino perse negli anni. Inoltre, in generale Iwsr segnala che le preferenze dei consumatori si stanno orientando verso vini dallo stile leggero, versatile e più accessibile e di facile beva, e anche verso quelli a bassa gradazione e dealcolati. Questo, guardando ai rossi, tendenzialmente di tenore alcolico superiore ai bianchi, potrebbe essere uno degli elementi che spiega la tendenza di questa tipologia, peraltro non differenziati come categoria dai rosati. Storicamente bianchi e rossi prevalgono gli uni sugli altri con una certa ciclicità e, dopo l’ultimo pareggio datato 2010, questi ultimi sono in fase discendente. I dati Istat relativi alla vendemmia 2020 -quantitativamente stabile rispetto al 2019 a sfiorare 50 milioni di ettolitri del 9% sopra la media decennale (45,6 milioni di ettolitri)- rilevano che i bianchi hanno continuato a crescere (+2% sull’anno e 18% sullamedia storica) a fronte di un calo del 3% dei vini rossi (in linea con la media). I rossi hanno rappresentato nel 2020 il 42,6% della produzione -contro il 57,4% raggiunto dai bianchi- a cui bisogna sottrarre una percentuale non nota ascrivibile ai rosati che, soprattutto come vini da tavola, stanno vivendo un momento di importante crescita. Eppure è il rosso il vino per antonomasia benefico per la salute. A dirlo non è la voce popolare, ma autorevoli studi scientifici. Secondo una recente ricerca olandese pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health, bere mezzo bicchiere di vino ogni giorno può allungare la vita di circa cinque anni. Una conclusione giunta sulla base di una indagine che ha coinvolto 1.400 persone nell’arco di quarant’anni. Per la verità i risultati si riferiscono sia al bianco, sia al rosso -anche se i polifenoli contenuti nei rossi sono di gran lunga di più- ed evidenziano come il bonus di vita per i bevitori morigerati rispetto agli astemi sia dovuto all’assunzione moderata di vino e alla sua regolarità. Inoltre, secondo lo stesso studio, il rischio di mortalità si riduce del 40% per qualsiasi causa e del 48% per quanto riguarda il pericolo di incorrere in infarti, ictus e altri eventi cardiovascolari avversi. Al di là delle percentuali più o meno realistiche, perché vanno incrociate con le abitudini alimentari e l’ambiente in cui si vive, ribadire questa tendenza Sempre più sensibili all’approfondimento dell’origine del vino e alla storia che ne giustifica e ne rappresenta il profilo organolettico, i consumatori si sentono coinvolti da un nome e da un’etichetta rappresentativa del luogo in cui nascono le uve e il vino Clementina Palese Dopo anni di continui successi anche sui mercati internazionali la situazione del vino italiano si è fatta difficile. Non certo dal punto di vista qualitativo, vista la varietà e il livello dell’offerta, ma da quello di mercato. Con la pandemia è stato fortemente penalizzato il canale horeca e la Grande distribuzione organizzata ha permesso solo parzialmente di recuperare le perdite  Il racconto dei grandi rossi inizia dal territorio

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