N°132 Novembre

70 Food&Beverage | novembre 2020 Sorprendenti e funzionali i ristoranti delle archistar DESIGN Adare il la, trent’anni fa esatti, è stata Zaha Hadid con ilMoon Soona Sapporo, Giappone, primo ristorante disegnato da un’archistar. Progetto audace, aggressivo, visionario, risultato di una tensione tra opposti: tavoli grigi, angolosi, taglienti come “frammenti di ghiaccio” in un’ambientazione inafferrabile dalle gamme brucianti: gialli, rossi, arancio. Tutt’altro registro, nel 2013, per la seconda prova sul campo: The Magazine Restaurant , il candido, luminoso, rasserenante spazio gourmet della Serpentine Sackler Gallery a Londra. Denominatore comune, quelle linee fluide, emblema di un’architettura senza geometria: il decostruttivismo, di cui l’irachena Hadid (prima donna a conquistare quella sorta di Oscar che è il Premio Pritzker) è stata tra i massimi esponenti. Dopo istituzioni museali, alberghi, cantine, la ristorazione è l’ultima sfida delle archistar. Da Massimiliano Fuksas (che a Tokyo ha progettato l’intera Armani Ginza Tower, ristorante compreso) al brasiliano Arthur Casas (suo ilToro Gastrobara Los Cabos, Messico), fino all’autore dell’avveniristico Guggenheim Bilbao, il canadese Frank O. Gehry. Che nell’ottobre 2018 ha firmato Stir all’interno del Philadelphia Museum of Art, colosso di 225 mila opere (compresa la più importante collezione di Rodin al di fuori di Francia) spalmate su oltre duemila anni di storia. Il ristorante -spazi puliti, cucina a vista e soffitto in abete di Douglas, con modulo centrale identitario da subito ribattezzato “il nido”- rientra in quel Core Project, destinato ad ampliare la struttura, di ispirazione neo-ellenica, con un’addizione di ottomila metri quadrati tra spazi pubblici e nuove gallerie. Per godere con maggior respiro di capolavori come la Pietà di El Greco, laDeposizione del Crivelli, l’ Adorazione dei Magi di Bosch. A fregiarsi dell’impronta di Gehry anche una tavola fine dining: Le Frankdella Fondation Louis Vuitton (2014), nella cornice del Bois de Boulogne, a Parigi. Uno scrigno d’aria e di luce -in cui fluttuano le iconiche Fish Lamp , sculture luminose dinamiche a forma di pescefeudo dello chef Jean-Louis Nomicos, alfiere di una “cucina naturale”, come la definisce, premiata con una stella dalla guida Michelin per la gioia dei gourmet appassionati d’arte e di architettura. Una frangia di pubblico ha salutato con stupore la prova forse più dirompente di un’altra archistar, lo svizzero Mario Botta. Quel Fiore di pietra (2017) a 1.704 metri di altezza, nuovo simbolo del Monte Generoso, sopra Lugano. Una struttura imponente, a pianta ottagonale, in cemento armato rivestito in pietra grigia, che qualcuno ha Dopo musei, alberghi e cantine, nomi come Fuksas, Casas, Gehry e Starck sono passati ai luoghi del gusto. Per alcuni un’esperienza occasionale, per altri invece il fulcro della loro attività In alto, The Magazine Restaurant, lo spazio gourmet della Serpentine Sackler Gallery, a Londra, ideato da Zaha Hadid, emblema di un’architettura senza geometria: il decostruttivismo, di cui la designer irachena è stata una delle massime esponenti. Il locale è caratterizzato da un tetto in tessuto ondulato che incontra il terreno in tre punti Beba Marsano

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