N°141 Aprile Maggio

88 Food&Beverage |aprile-maggio 2022 “Dormo pochissimo, lavoro tantissimo”. Parole di un professionista difficile da definire, Salvatore Romano, “bartender più di ogni cosa” come dice di sé ma, in realtà, così ricco di esperienze e competenze che non è facile inquadrarne la carriera. Troppo riduttivo elencare, ma un aiuto per darne un’idea viene ancora dalle sue parole: “Quello che faccio mi piace da morire!”. Un comunicativo passionale, addirittura istrionico, capace di catturare l’attenzione e tenerla su di sé, che sia con l’eloquio coinvolgente o con acrobazie tra shaker e bottiglie. Senza temere di scadere nel banale, val la pena ricordarne le radici, che gli sono care, radicate nel carattere impetuoso e solare del Sud, e la terra dove è cresciuto, con tronco forte e rami dalle molte fronde, nel concreto e determinato Nord. A Torino è arrivato a tre anni, con la famiglia, dalla Basilicata, e della città ha fatto casa, lavoro, amore: “Ero un ragazzino quando ho cominciato a lavorare durante le vacanze scolastiche -racconta- Come tanti ho iniziato come cameriere, ma la mia fortuna è stata incontrare un professionista della miscelazione come Silvio Pampalone. Ho capito che il mio posto era dietro il banco bar”. Testa sulle spalle e sguardo avanti, finisce gli studi di ragioneria e, per quanto il suo lato creativo sia dominante, sottolinea come ciò gli sia tornato utile da imprenditore. Pampalone l’ha tenuto sotto la sua ala ma, come ogni buonmentore, ha dato all’allievo ali proprie per volare. Dopo aver frequentato i suoi corsi, Salvatore ha unito lavoro nei locali di tendenza della città a formazione e training con i maggiori professionisti e piazze di riferimento della miscelazione, da Londra aMilano (alla corte di Dario Comini, la sua seconda folgorazione, ricorda), e al contempo è diventato lui stesso un docente. Giusto per non farsi mancare nulla si dedica, siamo alla metà degli anni Duemila, al Flair fino a conquistare due finali mondiali: “E, nel 2007, 3° posto al Bacardi Martini Gran Prix”. Ma quello che voleva veramente, il sogno, era un suo locale… Oggi, dopo prime aperture e consulenze aziendali, di locali ne ha due, gestiti da una sua società che si occupa anche di consulenze, training, catering, formazione: B8 servizi. “Il primo locale, quello che non venderò mai, è stato Barz8, nel 2010. È il mio bambino, la mia casa… ce l’ho persino tatuato!”, ride. Chi gli vuole bene sa che deve condividerlo con Barz8, con le sue infinite giornate di lavoro, con quel palcoscenico che è la vita che si è scelto. Non è difficile però, dal momento che gli affetti, per Salvatore, sono fondamentali, eterni e imprescindibili. Così i locali li ha aperti con l’amico del cuore, Luigi Iula, ieri compagno di scuola, oggi socio. Perfezionista, curioso, mai pago, Salvatore Romano ha la marcia in più che danno la consapevolezza di sé e una buona dose di autoironia che ne fanno un manager di successo e un insegnante illuminato. Il futuro a quarant’anni è, come quando era ragazzo, pieno di sogni e voglia di realizzarli: “Magari, chissà, aprire un Barz8 a New York?”. SPIRITBARMAN Dalla Basilicata a Torino dove scopre la passione per i cocktail e trova anche il mentore che lo indirizza. Oggi di locali, con il socio e amico Luigi Iula, ne ha due. E uno ce l’ha nel cuore Manuela Caspani Salvatore, il bartender innamorato del Barz8 IL COCKTAIL Jasmine 4,5 cl London dry gin 6 cl tè al gelsomino fermentato e chiarificato 1,5 cl sciroppo di zucchero acido citrico Tecnica shake, bicchiere tumbler alto, decorazione rosmarino. Si ispira alla tradizione orientale sul mondo dei tè e dei fermentati: è fresco, floreale, moderatamente alcolico e molto trendy.

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