N°141 Aprile Maggio

20 Food&Beverage |aprile-maggio 2022 Il Chianti Classico fa il pieno di ottimismo Barbara Amati Alla Collection i numeri di mercato indicano la crescita di una Denominazione dinamica, che registra l’aumento, in particolare, delle tipologie premium FIRENZE Alla Chianti Classico Collection alla Leopolda di Firenze erano presenti 180 aziende e 2 mila tra giornalisti e operatori coinvolti negli assaggi. Al suo debutto, oltre alle Riserve e alla Gran Selezione 2019, l’annata 2020, di grande freschezza e chiarezza espressiva. In alto, il presidente del Consorzio Chianti Classico Giovanni Manetti Il Chianti Classico ha superato bene gli anni più difficili della pandemia e si è ripresentato alla Leopolda di Firenze il 21 e 22 marzo con la 29a edizione della Chianti Classico Collection che ha riunito 180 produttori che hanno proposto in degustazione la nuova annata del Chianti Classico, la 2020, le Riserve e la Gran Selezione, al debutto con l’annata 2019, ancora molto giovane; oltre 2 mila i giornalisti e gli operatori coinvolti negli assaggi. Per il presidente del Consorzio Chianti Classico Giovanni Manetti e per il direttore Carlotta Gori è stato il momento per fare il punto su una Denominazione molto dinamica che ha concluso un 2021 con numeri superiori alle aspettative: +21% rispetto al 2020 e +11% rispetto al 2019. Un trend di crescita che continua anche nel 2022 che, a fine febbraio, ha fatto registrare un +7% rispetto al primo bimestre del 2021. “In generale, è aumentato il valore globale della Denominazione, anche a partire dalle uve: la quotazione al quintale della vendemmia 2021 è stata più alta del 20%, offrendo una maggiore remuneratività anche alle aziende che non imbottigliano -ha spiegato Manetti- Per quel che riguarda il prodotto imbottigliato, si è confermata la tendenza alla crescita del peso, in volumi venduti e in valore, delle tipologie premium Riserva e Gran Selezione. Nel 2021 le due tipologie hanno rappresentato il 43% della produzione e il 55% del fatturato”. Per quanto riguarda l’export si registra un aumento della domanda su tutti i mercati: il Chianti Classico è indirizzato a 130 Paesi; gli Usa si confermano al primo posto, una posizione che detengono da oltre 15 anni (con il 33% delle vendite totali); stabile al secondo posto l’Italia con il 20% del totale; seguono Canada (10%), Regno Unito (8%), Germania (6%), poi Paesi Scandinavi, Svizzera, Benelux e Giappone. “Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative -ha affermato il presidente- Il progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive è stato pensato anche in quest’ottica. Con le Uga abbiamo suddiviso il territorio in aree geografiche più ristrette, per un’ulteriore valorizzazione delle produzioni, dotate di maggiore omogeneità: zone ridefinite per fattori naturali e fattori umani, senso di appartenenza a una comunità, per rafforzare l’identità enologica e la comunicazione del binomio vino-territorio, così da consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta. Una semplificazione che punta a fare diventare più forti tutti i produttori”. Da sottolineare che il 52,5 % della superficie su cui insiste il Chianti Classico è bio e rappresenta la percentuale più alta di tutt’Italia. Dagli assaggi alla Collection il Chianti Classico 2020 si è svelato un vino di buon corpo, di grande freschezza e dall’armonia dinamica, dai toni floreali che si affiancano a note fruttate e a sfumature di erbe aromatiche e macchia mediterranea: una chiarezza espressiva che proviene anche dalla più approfondita conoscenza del territorio da parte dei produttori, una possibilità di espressione che s’incontra con il progetto delle Uga.

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