N°140 Febbraio Marzo

46 Food&Beverage |febbraio-marzo 2022 Nasce da una riflessione collettiva di alcuni rappresentanti della filiera vitivinicola e distributiva, un think tank che ha cercato di disegnare il futuro del vino italiano nel documento Vision2030. Attorno a diversi tavoli tematici, 23 imprenditori e consulenti hanno discusso per mesi su temi cruciali -identità e posizionamento, enoturismo, merger & acquisition, potenziale produttivo e gestione dell’offerta, comunicazione e formazione, digitalizzazione e sostenibilità- e sono pervenuti a una “vision” con l’obiettivo di dare un contributo allo sviluppo di un piano strategico per il sistema vitivinicolo italiano (il documento, presentato a Veronafiere, è scaricabile al link www.vision2030. wine). “Abbiamo sentito l’esigenza di elaborare analisi e proposte per garantire la competitività del comparto vitivinicolo nazionale in futuro -ha spiegato Ettore Nicoletto, Amministratore delegato di Angelini Wines & Estates e presidente di Vision2030- E non per sostituirci alle organizzazioni professionali, ma per contribuire alla costruzione di politiche e strategie adeguate a garantire la competitività del settore vitivinicolo”. Vision2030 è un buon inizio per fare sistema tra imprenditori e “affrontare la sfida principale dei prossimi dieci anni, ovvero l’incremento di valore del vino italiano, di quello a Denominazione e a Indicazione geografica e di quello generico e varietale, che rappresenta il 50% del totale -ha sottolineato Nicoletto, anche portavoce del tavolo “identità e posizionamento”- L’abbinabilità con il cibo è un punto di forza trasversale, un denominatore comune del nostro vino, che valorizza la gastronomia e la socializzazione tipiche del life style italiano, amato in tutto il mondo, capace di avvicinare anche i giovani molto interessati alla cucina e di incentivare il consumo di vino a tavola”. Denominatore comune da spingere con “una comunicazione centrata sull’Italia e declinata sulla biodiversità del vino italiano: una grande opportunità per veicolare un messaggio di unitarietà e di sistema Paese”, ha aggiunto Marcello Lunelli, presidente e Ceo di Cantine Ferrari, portavoce del tavolo “comunicazione”. E, in effetti, se in tutto il mondo invidiano l’italianità, dovremmo renderla più riconoscibile, visto che il nostro export si concentra da decenni in soli cinque Paesi su 190 iscritti alle Nazioni Unite. “Per difendere i prezzi e innalzare il valore aggiunto del vino italiano è necessario incrementare la promozione in particolare sui mercati Extra Ue e intensificare la lotta all’Italian Sounding sostenendo i Consorzi -ha ribadito Marco Nannetti, presidente del Gruppo Cevico e portavoce del tavolo “gestione potenziale produttivo”- Per quanto riguarda le Denominazioni di origine serve una semplificazione spingendo verso Doc ‘ombrello’ regionali e per i vini generici un accordo per ridurre le rese e innalzare la qualità”. Serve, dunque, un rafforzamento generale del settore vino che non può prescindere dalle competenze degli operatori, a partire dal vigneto fino allo scaffale, passando per la cantina. E in quest’ottica Massimo Tuzzi, Amministratore delegato di Terra Moretti Vino e portavoce del tavolo “formazione e competenze”, ha spiegato quanto sia necessaClementina Palese STRATEGIE Vision2030 disegna il futuro del vino italiano Imprenditori e consulenti hanno discusso per mesi sullo sviluppo del settore. Analisi e proposte, dall’identità alla digitalizzazione, confluite nel documento presentato a Verona Il vino italiano ha deciso di fare squadra. E i nomi principali del settore si sono messi intorno a un tavolo per discutere del futuro, di temi cruciali fondamentali per affrontare al meglio le sfide dei prossimi anni

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