N°139 Dicembre

80 Food&Beverage | dicembre 2021 Beba Marsano ARTE Un caffè al museo tra Canova e Magritte Un viaggio tra luoghi in cui l’estetica la fa da padrone. Con Parigi, Londra e Vienna come protagoniste. Ma c’è spazio anche per Milano con la Fondazione Prada e la Pinacoteca di Brera Un caffè tra i gessi di Antonio Canova, nell’atelier romano che emozionò pure Stendhal. O un tè nella dimora parigina di Nélie Jacquemart ed Édouard-François André, collezionisti, viaggiatori, cacciatori di tesori d’ogni sorta, con cui imbandirono una delle più belle case museo del mondo a due passi dagli Champs-Élysées. Oppure un aperitivo tra i mostri di Alien, nell’atmosfera inquietante e sottilmente metafisica dello Château Saint Germain di Gruyères, in Svizzera. Pause di decompressione che si fanno esperienze e, a volte, momenti di piccola, ma autentica felicità estetica. Succede nelle caffetterie dei musei, protagoniste da tempo di una splendidametamorfosi, che da tristi distributori di bibite in lattina e panini confezionati, le ha trasformate in luoghi d’incontro privilegiati, in sancta sanctorum del buon vivere metropolitano e non. Molte hanno ripensato i loro spazi in chiave contemporanea, altre hanno preferito aderire alle atmosfere glamour-rétro di ambienti storici contestuali al percorso di visita. È il caso, appunto, del Musée Jacquemart-André in cui giganteggiano capolavori del Rinascimento italiano (Botticelli, Mantegna, Donatello), del Settecento francese, del Secolo d’Oro fiammingo, che ha alloggiato il Café in quella che era la sala da pranzo della celebre coppia di esteti. Risultato? La tearoom più elegante di Parigi, in cui andare anche per un light lunch o per il brunch della domenica. Londra non è rimasta indietro e la Morris Room del Victoria & Albert Museum (prima sala ristorante di un museo al mondo, decorata dal leader del movimento Arts & Crafts WilliamMorris), delizia gli ospiti con la tradizione più tipicamente britannica: l’High Tea, ma nel modo in cui lo prediligeva la regina Vittoria. Ogni domenica, in collaborazione con la storica della cucina Tasha Marks, si ricrea il piacere di quei pomeriggi regali in virtù di una mise en place che fa da cornice a golosità quali panini al cetriolo, torta all’arancia ghiacciata, candeline di frutta. Vienna sfodera da parte sua scenografie imperiali con il caffè forse più bello del mondo, quello allestito nella monumentale sala a cupola del Kunsthistorisches Museum, immenso edificio neorinascimentale costruito in vent’anni di lavori e consacrato all’irrefrenabile passione collezionistica degli Asburgo. Si conservano qui, tra gli altri, tre Caravaggio, quattro Arcimboldo (le Allegorie delle Stagioni), dieci Tiziano e ben tredici tavole di Pieter Bruegel il Vecchio, oltre alla celeberrima Saliera di Benvenuto Cellini, trafugata nel 2003 e recuperata tre anni più tardi in una scatola, messa sotto terra in una foresta. Roma risponde con un vero e proprio unicum: non un caffè all’interno di un museo, bensì un caffèmuseo, l’Atelier Canova Tadolini, poco lontano da Trinità dei Monti e da Villa Medici. Una manciata di tavoli tra busti di papi, simulacri di dèi, lunghe ali di arcangel i : i gessi de l Canova rimasti nello studio che i l gigante del neoclassicismo lasciò Situato in boulevard Haussmann, il JacquemartAndré non è uno dei musei più famosi di Parigi, eppure ospita alcuni capolavori del Rinascimento italiano (Botticelli, Mantegna, Donatello), tra cui la celebre Saliera di Benvenuto Cellini, a destra, del Settecento francese, del Secolo d’Oro fiammingo e la tea room più elegante di Parigi. Ottimo anche per il brunch

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