N°136 Giugno Luglio

60 Food&Beverage | giugno-luglio 2021 Siamo il secondo Paese al mondo per consumo pro capite di acqua minerale, il terzo per quanto riguarda l’export, ma anche quello in cui si assiste a una riduzione dei margini delle aziende, frutto, probabilmente, della guerra dei prezzi nella Grande distribuzione. Se nel mondo il prezzo medio è di 40 centesimi, in Italia siamo a 20 centesimi Cinque società valgono il 65,8% di unmercato formato da 82 aziende con un fatturato superiore a un milione di euro per un fatturato totale di 3,8 miliardi nel 2019. Sono i dati principali del report presentato dall’area studi Mediobanca sul settore dell’acqua confezionata che aggrega i dati economico-finanziari per il triennio 2017-2019. In un mercato mondiale da 155 miliardi di euro, l’Italia è il nono Paese al mondo nella produzione e il secondo per consumo pro capite, oltre a essere il secondo esportatore di acqua confezionata minerale dell’Unione Europea con 605 milioni di euro, alle spalle della Francia (761 milioni), e il terzo mondiale preceduto anche dalla Cina. È unmercato però dove i margini sono in riduzione visto che il prezzo medio al litro è di 40 centesimi nel mondo, 30 centesimi nella Ue e 20 centesimi in Italia. Nell’Unione europea l’Italia è il primo esportatore di acqua gassata con 440 milioni, quasi il 50% del totale dell’Unione. In Italia l’acqua minerale rappresenta il 76,2% del consumo di tutte le bevande analcoliche, la percentuale più alta in Europa che riporta un valore medio pari al 45,8%. Per quanto riguarda i consumi individuali, quello mondiale è pari a 50,4 litri per abitante, ma circa metà della popolazione si ferma a 17,7 pro capite. L’Italia consuma 13,5 miliardi di litri che valgono la nona posizione nel mondo con oltre trecento fonti disponibili e 222 litri consumati per ogni abitante. Siamo secondi dietro al Messico. Il budget familiare (tre persone) annuo è attorno ai 130 euro e in Italia, calcolando un prezzo medio di 30 centesimi per una bottiglia da 1,5 litri, il 45% del prezzo è rappresentato dalla bottiglia finita e piena, il 37% da altri oneri, tra cui il trasporto e il margine del retailer, e dall’Iva per la quota residua. Il leader di mercato nella Penisola è Sanpellegrino, le aziende a controllo straniero sono 6 per un fatturato di 1,5 miliardi di euro, ma utilizzano fonti in concessione che ovviamente sono in Italia. Si tratta di aziende situate soprattutto nel Centro, Sud e Isole (32), ma il maggiore fatturato fa capo alle 23 imprese del Nord Ovest (circa 2 miliardi). Fino al 2019 le acque minerali erano in crescita con le vendite aggregate cresciute del 3,9% mediamente dal 2017 al 2019 con il mercato estero che ha raggiunto il 6% e quello interno, più maturo, che si è fermato al 2,9%. Nel periodo che va dal 2010 al 2019, è l’analisi di Nomisma, l’export di acque minerali italiane è praticamente raddoppiato a valore (+101%) registrando una performance decisamente superiore agli altri alimenti che caratterizzano il made in Italy alimentare. Parliamo dei formaggi (+93%), di vini (64%) e pasta (49%). Solo il caffè ha superato le acque minerali con una crescita del 119%. Le imprese di maggiori dimensioni (48%) e quelle a controllo straniero (55,5%) realizzano all’estero importanti quote delle vendite, mentre le società italiane di medie o piccole dimensioni non hanno grande riscontro sul mercato internazionale che vale tra il 2% e il 6% delle vendite. Fra i dati del settore spicca l’utile operativo medio del 9,6%, in evidente riduzione dal 13% del 2017. La causa principale del calo risiede nell’ipercompetizione, soprattutto nella Grande distribuzione, che fa calare il prezzo medio ed erode i margini. In calo anche il ritorno sull’investimento (Roi) arrivato al 14,9% nel 2019, ma era il 20,9% nel 2017. Analoga situazione per il ritorno sul capitale proprio (Roe) che si attesta nel 2019 al 20,3%. Per quanto riguarda i dati relativi al 2020 bisogna fare riferimento a Nielsen (partner di Nomisma nell’Osservatorio Mineral Water Monitor) secondo il quale l’anno si è chiuso con una crescita dell’1,6% in volumi e la diminuzione dello 0,2% in valore nella Grande distribuzione. E poi c’è il forte calo che riguarda il settore horeca. Male anche l’export che ha messo a segno una performance negativa dell’11%. Tuttavia, il brusco calo delle vendite all’estero è stato inferiore a quello subito dai nostri competitor più immediati come la Francia che ha visto ridursi le esportazioni del 15%. Un dato che ha permesso alle aziende italiane di ridurre il gap: 111 milioni di euro contro i 211 di 5 anni fa. In Italia la pandemia ha portato a una contrazione delle Francesco Torlaschi Molte acque minerali ma con bassi margini Oltre trecento fonti, ma cinque aziende fanno oltre la metà di un mercato in cui il prezzo medio è fra i più bassi al mondo. L’export in dieci anni è raddoppiato MERCATI

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