N°135 Aprile Maggio

67 Food&Beverage | aprile-maggio 2021 ORTO DI VENEZIA La rinascita di un grande bianco da invecchiamento L’Isola di Sant’Erasmo, nella Laguna veneziana, è da sempre conosciuta come “l’orto di Venezia”: per secoli ha rifornito di frutta e ortaggi la città (tra cui le famose “castraure”, il carciofo violetto di S. Erasmo), e vi sono sempre stati coltivati i vigneti che qui hanno trovato un habitat particolarmente vocato: i suoi vini erano noti fin dal XVII secolo. Così, all’inizio del 2000, quando Michel Thoulouze decide di comprare casa in laguna, nell’Isola di Sant’Erasmo, scopre casualmente, parlando con i contadini del luogo, di aver acquistato la miglior terra dell’isola: 11 ettari che un documento settecentesco indica come la “Vigna del Nobil Uomo”. Thoulouze decide quindi di liberare il terreno dai rovi e di impiantare 4 ettari di vigneto, per rilanciare nell’isola la produzione del vino. Nella sua Tenuta Orto di Venezia utilizza però solo i metodi tradizionali degli viticoltori locali e la competenza tecnica di Lydia e Claude Bourguignon, ingegneri agrari, e di Alain Graillot, di Crozes Hermitage. “Il vero miracolo di questo vino è la terra, perché nasce in un suolo argilloso, ricco di calcare e di sedimenti dolomitici. Nessun diserbante, concime chimico, o sistema d’irrigazione, ma solo duro lavoro dell’uomo per oltre 5 anni. Prima di impiantare i vigneti, infatti, i terreni sono stati preparati in successione con orzo, ravanello, avena e radice cinese, secondo il metodo “duro su duro”, cioè senza mai arare, seguendo le indicazioni di Claude Bourguignon, non utilizzando né concimi, né diserbanti. Le viti sono a piede franco, cioè piantate senza essere innestate su radici di vite americana, come accadde dopo l’epidemia di fillossera alla fine del XIX secolo. La vendemmia è fatta rigorosamente a mano e la vinificazione è la più semplice possibile. Nasce, così, nel 2008, Orto di Venezia, il cui nome rimanda inevitabilmente alla storica vocazione agricola di Sant’Erasmo: è un blend di malvasia Istriana, predominante e vermentino, che riposa 10 mesi in serbatoi di acciaio e 2 anni in bottiglia; è un bianco affilato, di corpo, dalla spiccata mineralità, in cui le evidenti note salmastre sfumano in profumi agrumati. Un vino di terroir, che si percepisce al naso e in bocca, con sentori netti e una potenza data dal terreno argilloso, con note di miele e fiori bianchi, mandorla e una struttura fresca e sapida. L’affinamento in acciaio e poi in bottiglia svela un vino di longevità, dalla naturale predisposizione all’invecchiamento. Michel Thoulouze ne produce circa 14 mila bottiglie all’anno (l’annata sul mercato è la 2017) di cui 400 in magnum il cui affinamento avviene sul fondale della Laguna veneziana, all’interno di un sandolo, tradizionale barca locale: una cantina naturale senza ossigeno, senza luce e con una temperatura costante. Grazie alla sua sapidità emineralità, Orto si sposa bene con diversi tipi di cucina: non per niente, lo si trova anche in ristoranti stellati in Italia, Francia, Svizzera e Inghilterra. È stato il vino del mese al Plaza Athénée di Alain Ducasse. Orto 2017 è distribuito in tutt’Italia, a esclusione del Veneto, dalla Rinaldi 1957 di Bologna. Michel Thoulouze nella sua tenuta di 11 ettari, sull’Isola di Sant’Erasmo, produce un vino di terroir di grande mineralità ed equilibrata acidità, con profumi di miele, fiori bianchi e mandorla. Di cui 400 magnum affinano sott’acqua

RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==