N°135 Aprile Maggio

3 Food&Beverage | aprile-maggio 2021 EDITORIALE Barbara Amati amati@foodandbev.it i Avanti,ma concautela “Adelante, Pedro, con juicio, si puedes”. Tocca rifarsi al Manzoni, che l’epidemia l’ha raccontata bene, per commentare questi nuovi giorni che aspettano il settore horeca. Perché la verità è che le riaperture, peraltro molto parziali, decise dal governo Draghi, come lui stesso ha ammesso, sono un rischio e che nulla ci assicura che tra qualche settimana la situazione non torni difficile. Speriamo di no, speriamo nell’effetto dei vaccini, nel comportamento delle persone, ma dire che navighiamo a vista pare il minimo. Una situazione che rimane difficile soprattutto per chi, come il ristoratore del centro di Milano che abbiamo ascoltato qualche giorno fa in tv, spiega che il ristorante è una macchina complessa e che ripartire, tra l’altro non avendo visibilità sul futuro, è sempre molto difficile. Pensiamo ad esempio al problema delle scorte e alla gestione del personale. E poi ci sono coloro che possono mettere i tavoli all’aperto e chi senza questa possibilità deve ancora aspettare. Massimo Bottura ha scelto un tono enfatico per celebrare la presunta ripartenza: “Quando le cose che erano a portata di mano si allontanano, non bisogna lasciarle scappare. Bisogna correre verso di loro per raggiungerle, per non farsele di nuovo sfuggire. Questa sarà la rivoluzione e noi la metteremo in atto… Diventerà la nostra bussola per orientarci, il nostro cannocchiale per vedere lontano, il nostro utensile per lavorare. Io in qualità di chef e di uomo voglio essere parte della rivoluzione, della rinascita di un pianeta, di un Paese, di un settore, di una storia. Il sogno non me lo farò portare via. Abbiamo l’occasione di uscire da questo periodo ancora più forti, più determinati, più consapevoli. In questo modo saremo sulla strada di un nuovo Rinascimento”. Pur con il dovuto rispetto per Massimo Bottura, noi voliamo più basso. Perché siamo in un Paese dove riapriamo con l’Rt in calo, ma che non è ancora riuscito a vaccinare tutti gli ultra ottantenni (55% con due dosi) e per la fascia 70-79 anni siamo al 50% con la prima dose e al 20% nella fascia dei 60. In più le terapie intensive sono ancora sopra quota duemila. La pressione della politica, della piazza, le categorie allo stremo, anche perché di ristori non se ne sono visti molti, hanno fatto sì che il governo optasse per un allargamento delle misure, ma la realtà parla di una situazione difficile con una vaccinazione che solo adesso inizia a mostrare di camminare con celerità. Intanto, aprile se ne è andato e l’estate si fa più vicina. E chi ha perso l’inverno, pensiamo alla montagna, non è certamente in grado di affrontare un’estate con forti limitazioni. Quella della lotta alla pandemia è una situazione nella quale probabilmente il punto di equilibrio fra le misure per combatterla e il nostro vivere in maniera normale non esiste. Anche se i ristori fossero stati adeguati rimane la frustrazione di persone che non possono lavorare e quindi sono private di quello che può essere rabbia, noia, ma anche soddisfazione, guadagno, ambizione. Insomma, ciò che comunemente si chiama vita e che in quest’ultimo anno ci è stata in parte tolta. Adesso dobbiamo riprenderla, ma con grande cautela, senza facili entusiasmi: il mostro è sempre tra noi e continuerà a esserlo per molto tempo. Vai avanti Pedro, con giudizio. Tornano le riaperture, seppur parziali. Ma il mostro è ancora tra noi e i dati non possono lasciare tranquilli. Si continua a navigare a vista

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