N°134 Febbraio Marzo

66 Food&Beverage |febbraio-marzo 2021 Francesco Torlaschi RAPPORTI Dop economy in salute nell’era pre-Covid L’analisi Qualivita racconta un settore in crescita che si è presentato in salute alla prova della pandemia. E il Grana Padano supera il Parmigiano Reggiano La Dop economy continua a crescere. L’analisi del XVIII Rapporto Ismea-Qualivita attesta infatti la solidità e la forza di un sistema capace di promuovere lo sviluppo nell’intero territorio italiano. Le cifre sono relative al 2019 e bisognerà quindi verificarle con l’orribile 2020, ma raccontano di un settore in crescita: 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione (+4,2% in un anno), un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano e un export da 9,5 miliardi di euro (+5,1% in un anno) che corrisponde al 21% delle esportazioni nazionali di settore, grazie al lavoro di oltre 180 mila operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti. Solo nel comparto del cibo, mezzo miliardo di valore alla produzione è da attribuire a Indicazioni geografiche certificate dal 2010 in poi. L’agroalimentare Dop e Igp vale 7,7 miliardi di euro alla produzione e la produzione vitivinicola imbottigliata raggiunge 9,2 miliardi di euro. Il contributo maggiore allo sviluppo del comparto arriva dal settore vinicolo con un valore di 5,6 miliardi di euro, ma cresce anche il segmento del cibo Dop e Igp che si attesta sui 3,8 miliardi di euro per un +7,2% annuo. L’analisi degli impatti economici delle filiere agroalimentari e vitivinicole Dop e Igp attesta la positiva ricaduta sull’intero territorio nazionale, con 17 regioni che contribuiscono, seppure con intensità diverse, alla crescita del comparto. A fare da traino è il Nord Italia con Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte che concentrano il 65% del valore produttivo delle filiere a Indicazione geografica. Fra i prodotti troviamo al primo posto il Grana Padano Dop con una crescita del 22,4% e un valore della produzione di 1.562 milioni di euro. A breve distanza il Parmigiano Reggiano Dop (l’anno scorso in prima posizione) che cresce dell’8,5% per un valore di 1.556 milioni. Terzo posto per il Prosciutto di Parma Dop che segna però una battuta d’arresto con un calo del 12,5% e un valore di 721 milioni di euro. Da segnalare la crescita della Pasta di Gragnano Dop (+32%, 247 milioni), la crisi delle mele dell’Alto Adige Igp (-26,4% e 84 milioni) alla quale si contrappone l’impetuosa crescita delle mele della Val di Non (+97%, 56 milioni). Nei vini la pole position è per il Prosecco Dop che lascia comunque sul terreno il 3,1% con un valore di 680 milioni, seguito dal Prosecco delle Venezie (+22,6%, 179 milioni) e dal Conegliano Valdobbiadene (-13,7%, 162 milioni). Nel settore la performance migliore è del Brunello di Montalcino Dop (+46,7% e 75 milioni), seguito dal +20,9% e un valore di 68 milioni della Puglia Igp. Male invece le Terre Siciliane Igp che registrano un calo del 30,3% e un valore di 66 milioni di euro. Nel 2019 la produzione di vino Ig certificata supera la soglia dei 25 milioni di ettolitri, risultato di tendenze opposte tra le Dop (+6,2% grazie anche all’introduzione di nuove produzioni) e le Igp (-1%). Il valore della produzione di vini a Ig sfusa è di circa 3,5 miliardi di euro, mentre L’economia Dop vale 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione (+4,2% in un anno) che equivalgono a un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano e un export da 9,5 miliardi di euro. Numeri importanti tutti da verificare dopo il terribile 2020

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