N°134 Febbraio Marzo

42 Food&Beverage |febbraio-marzo 2021 Il Covid 19 ha inciso anche sul comportamento dei consumatori accentuando aspetti già presenti. E così riguardo al vino si va in cerca di peculiarità come salubrità, naturalezza dei prodotti e delle loro componenti. Elementi divenuti centrali come la garanzia di igiene e sterilizzazione o l’unicità e i sapori autentici e naturali Dopo il Covid-19 niente sarà come prima, neppure i comportamenti di acquisto e consumo e la relazione con i marchi, perché la pandemia ha cambiato l’immaginario collettivo. Non sfugge al cambiamento il vino e non solo per quanto riguarda la scelta della tipologia e i canali di acquisto, ma anche per la ricerca di alcuni valori come il legame al territorio di produzione e la sostenibilità, nell’accezione non solo ambientale, ma anche sociale ed etica. Tristezza, rabbia e paura sono le emozioni che hanno attraversato l’opinione pubblica nel 2020, l’annus horribilis del Covid-19, che ancora allunga la sua minacciosa ombra sul 2021. A fotografarle una indagine di Ipsos, società di analisi e ricerche di mercato, che ha evidenziato anche come le persone man mano che la pandemia si allargava hanno dovuto fare i conti con limitazioni della propria libertà, dal confinamento al restringimento degli spazi di azione e vita. E ciò ha portato a porsi domande su se stessi rispetto alla società e alle relazioni, sullo stile di vita, sui bisogni reali e superflui, su aspirazioni e priorità. La situazione, inedita, ha allargato alla massa delle persone le riflessioni sul futuro, sul rapporto tra i singoli e la società, sul valore della comunità, sul ruolo della scienza e delle regole. Se il mood della prima ondata si sintetizzava nell’hashtag #andràtuttobene -riporta la ricerca Ipsos- quello della seconda è stato di tono differente. Emerge un profilo degli italiani post Covid più egoisti (+10%), più ignoranti (+10%), più fragili (+5%), meno disciplinati (-6%) e meno patriottici (-4%). Italiani che temono di perdere l’attività economica (34%), di dover intaccare i propri risparmi (65%) e di non poter mantenere il livello di vita raggiunto (58%). Italiani che pensano di veder peggiorare il quotidiano (82%) e le possibilità economiche (86%), di veder aumentare la violenza (84%). È diminuita la propensione al consumo, ma sono cambiati anche i criteri che guidano le scelte di acquisto. Con la seconda ondata della pandemia si è allargata la percentuale delle persone orientate a risparmiare il più possibile (dal 42% al 54%), il 40% si impegna contenere le spese e solo il 18% (-7%) ritiene di continuare a consumare come prima. A spiegare come il mood pandemico ha cambiato i valori ricercati dai consumatori nel vino è Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos e docente di Teoria e analisi delle audience all’Università La Sapienza di Roma. “Salubrità, naturalezza dei prodotti e delle loro componenti sono divenute centrali -sottolinea Risso- come la garanzia di igiene e sterilizzazione. I consumatori cercano unicità, sapori autentici e naturali, stili di vita salutari e sono molto attenti alla filiera di produzione, ai prodotti locali fortemente marcati dal territorio di produzione, ma anche alla loro connotazione etica”. Ecco che i comportamenti delle imprese circa la tutela dell’ambiente, il rispetto dei diritti dei lavoratori, delle persone e del benessere comune incidono sulle scelte di consumo e relazione con i brand. “Tre sono i temi -continua Risso- su cui si polarizza l’attenzione dei consumatori verso le aziende: l’impegno a rendere migliore il mondo, l’attenzione agli effetti delle scelte sul futuro e i valori che esprimono con le loro azioni per migliorare la società anche e proprio relativamente all’emergenza Covid. Europei e americani auspicano che brand e imprese si impegnino sul fronte della pandemia offrendo aiuti a persone-consumatori in difficoltà (72%) e manifestano l’intenzione di premiarli (71%)”. Dunque, se la domanda è trainata dall’autenticità del prodotto e dall’impegno etico dell’impresa e del territorio è pur vero che il consumo di vino non può prescindere dagli stati d’animo. E in un momento di compressione come quello della pandemia, al bicchiere di vino si chiede di essere alleggeriti dalla pesantezza che permea le giornate vissute sotto vessilli rossi, arancioni e gialli, tutt’altro che portatori di colore. “C’è la ricerca di un rapporto interiore con la libertà Clementina Palese Nel mood pandemico il vino è libertà In un momento di compressione come quello della pandemia, al bicchiere di vino si chiede di essere alleggeriti dalla pesantezza che permea le giornate vissute sotto vessilli rossi, arancioni e gialli, come spiega una ricerca Ipsos INDAGINI

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