N°133 Dicembre

76 Food&Beverage | dicembre 2020 Di castelli relais, da nord a sud, è punteggiata l’intera penisola. Tutti fascinosi, blasonatissimi, spesso un po’ polverosi. Non è questo il caso delCastello di Granarola , dimora storica a nord di Pesaro, proprio dove le Marche, allungandosi sulla costa in uno sprint finale, stanno per terminare, ma la Romagna non è ancora cominciata. Una terra di mezzo dai confini permeabili, protetta dai quadranti freddi provenienti dai Balcani dal promontorio del Colle San Bartolo, unico rilievo lungo la piatta costiera tra Trieste e il Conero. Alle spalle del quale, già in epoca romana, l’area era un importante comprensorio agricolo, e dove, intorno al 9° secolo, gli arcivescovi di Ravenna diedero vita a borghi fortificati tra i quali, per l’appunto, Granarola. Che tra monaci amanuensi e comunità contadine prosperò per 1.200 primavere, fino a decadere definitivamente negli anni ’70. Per riportare a nuova, allegrissima vita questo centro di produzione agricola (granariolussignifica piccolo granaio) dovrà arrivare proprio un figlio di questa terra, nato ad appena tre chilometri di distanza: e cioè un brillante designer sognatore, Marco Morosini. Il quale, imbattutosi nel 2008 quasi per caso nei ruderi della tenuta, in cima a un colle boscoso a soli 3 chilometri dal mare, decide d’imbarcarsi in una titanica opera di recupero, forte del suo mottomemento audere semper , ricorda di osare sempre. Nel rispetto però dell’impianto originale, della storia e delle tradizioni del luogo. “Una volta l’architettura era funzionale al ruolo che il fabbricato era chiamato a svolgere: la posizione scelta non era casuale, bensì studiata rispettando i cicli della natura. E anche i materiali erano quelli del posto -racconta Morosini- Io ho scelto quindi di riutilizzare tutto, dalle pietre ai mattoni fino ai legni originali, eliminando le strutture posticce accumulatesi negli anni. Recuperando anche sul mercato i pezzi giusti mancanti: proprio come si fa con le auto d’epoca. Perché lo spirito del luogo andava preservato”. Ecco quindi risorgere un borgo in pietra dalle linee pulite e intatte, immerso nel verde e nel silenzio, ideale in ogni stagione “per curarsi l’anima e gli occhi”. Visto che da quassù, quasi al confine con il Parco naturale di San Bartolo, lo sguardo può spaziare sull’Adriatico da Cesenatico a Pesaro, passando per la baia di Vallugola, senzamai inciampare in brutture edilizie. In una tranquillità insperata, lontana anni luce dalla vicina Riviera (Cattolica dista solo 8 chilometri). Un buen retiro per nostalgici dei bei tempi andati? Assolutamente no. Perché Granarola, ed è questo il merito di Morosini, è sì una dimora storica ma allegra, ariosa e accogliente, dove gli unici pezzi acquistati sono lavandini e sanitari. Visto che arredi e opere in legno, ceramica e mattone sono stati disegnati interamente dal designer e realizzati (stoviglie comprese) da artigiani locali. Nel segno di un design creativo, colorato, mai bizzarro o egoriferito che invoglia alla sosta e al ristoro. “Non è facile intervenire in queste situazioni -spiega ancora Morosini- e le scuole di pensiero in proposito sono differenti. La ricostruzione moderna andava fatta bene, ma con il gusto giusto per il luogo…”. E nelle 16 residenze, tutte dal tema portante, superaccessoriate, con patio interno e barbecue, nomi e ambientazioni altro non fanno che rievocare le origini: c’è Tana della Volpe, dal bel letto incassato a terra, laddove un tempo una volpe aveva scelto la sua dimora, e Torre dell’Artista, realizzata nella torre campanaria a mo’ di atelier, o I Semi, dalla ricca serie di barattoli trasparenti pieni di semi Rossella Cerulli OSPITALITÀ Al Castello di Granarola il design sposa l’allegria A nord di Pesaro, nella terra di mezzo tra Romagna e Marche, un vecchio castello è stato riportato a nuova vita rispettando lo spirito del luogo con creatività e colore. Grazie a Marco Morosini, designer sognatore Castello di Granarola è una dimora storica che offre 16 residenze superaccessoriate, con patio interno e barbecue, immerse nel verde e nel silenzio. I lavori di restauro hanno conservato gli ambienti originari, riutilizzando pietre, mattoni e legni grazie all’abilità degli artigiani locali che hanno realizzato anche molti degli arredi

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