N°133 Dicembre

75 Food&Beverage | dicembre 2020 diretta fin da giovani, grazie alla rete familiare e dei paesani emigrati tempo prima. Oggi questa storia è documentata dagli ultimi cuochi ancora attivi, da alcuni pensionati e all’ingresso del paese pure dal Monumento al Cuoco. Roio del Sangro è uno di quei luoghi in cui non si arriva per caso, lontano com’è dalle grandi arterie stradali. E infatti Enrico Cese, lasciata Roma, vi si è trasferito sei anni fa con la moglie Rosaria e il figlioletto Elia per mettersi a produrre caprini e caciotte artigianali con il latte che il papà Domenico, ex cuoco di famiglia, munge nel suo allevamento di capre: incroci di maltesi, alpine, camosciate e ioniche. “Vogliamo fare una piccola produzione di qualità, senza l’uso di abbattitori, come avviene nelle malghe di montagna con il latte di animali munti a mano. E questo facciamo ogni mattina”, racconta Enrico. E lo dice con la passione di chi ha fatto una scelta importante e alternativa, dalla metropoli a un angolo nascosto tra Abruzzo e Molise. Una veduta del territorio agnonese: in lontananza il Monte di Castel Fraiano, tra Abruzzo e Molise. Qui si producono anche le scamorze come al Caseificio Di Nucci. A fianco, mungitura di una capretta all’allevamento Cese: Domenico Cese lavora i caprini a Roio del Sangro. A sinistra, la Mandorla confettata riccia, con confetti ricci della Dolciaria Carosella, di Agnone e, accanto, la stagionatura delle salsicce nell’agriturismo Lo Scamorzaro, a Rosello

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