N°132 Novembre

96 Food&Beverage | novembre 2020 Non tutto è oro quel che luccica : il proverbio può calzare anche agli alimenti biologici. I consumi domestici di prodotti bio in Italia sono in aumento da più di dieci anni e la tendenza è stata confermata nel lockdown, complice la crescente attenzione della Grande distribuzione organizzata a questo segmento cresciuto del 5,5 in valore. Hanno superato i 3,3 miliardi di euro con un aumento nell’ultimo anno del 4% (dati aggiornati al 1° semestre 2020) -secondo il Rapporto Bio in cifre 2020di Ismea e Sinab- e un’incidenza complessiva sulla spesa degli italiani del 4% che suggerisce un grande potenziale di incremento. Quanto alla produzione, l’Italia è il primo Paese in Europa con una superficie bio di quasi 2 milioni di ettari e un numero di operatori che supera le 80 mila unità (dati 31/12/2019), in ascesa costante dal 2010 con un l’incremento di oltre 879 mila ettari e 29 mila aziende agricole. L’incidenza del biologico in termini di Superficie agricola utilizzata (Sau) è pari al 15,8%, ben al di sopra della media dell’Unione europea (8% nel 2018) e degli altri principali Paesi produttori, come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%). L’Italia, però, è anche uno dei maggiori importatori di alimenti bio da Paesi extraeuropei, asiatici per un terzo del volume. L’import da questi Paesi è aumentato del 13,1% nel 2019, con i cereali come categoria più importata (30,2% sul totale) e poi le colture industriali (19,5%) e la frutta fresca e secca (17%), con le prime due in crescita rispettivamente del 16,9% e del 35,2%, insieme a caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%). Non tutti gli alimenti bio di importazione, però, rispettano gli stessi standard di sicurezza in vigore nell’Unione Europea, tanto che la Corte dei Conti europea nel 2019 ha emanato una raccomandazione per rafforzare i controlli su questi prodotti che nel 2018 hanno raggiunto il quantitativo record di 3,4 miliardi di chili, 415 milioni dei quali in arrivo dalla Cina, che ne è il principale fornitore. Per alcuni di questi non è possibile risalire al produttore agricolo, quindi non si riesce a garantirne la tracciabilità. Questo rende necessario intensificare non solo i controlli documentali, ma anche quelli fisici e analitici. Necessario non solo per garantire i consumatori -che tra l’altro pagano per il marchio bio prezzi più elevati rispetto al convenzionale- ma anche per tutelare i produttori europei. In occasione della presentazione delRapporto Bio in cifre 2020 , lo ha nuovamente sottolineato Coldiretti che, con un’analisi su dati Icqrf, ha verificato come con l’aumento dell’interesse per il bio sia cresciuto anche il rischio frodi: dal 2017 al 2018 le notizie di reato -in molti casi inerenti a falsi prodotti biologici importati dall’estero- si sono quintuplicate passando da 19 a 88. Grazie all’accresciuto interesse, è aumentato il rischio di frodi con falsi prodotti biologici importati dall’estero. L’Italia è infatti il primo Paese in Europa con una superficie bio di quasi 2 milioni di ettari e consumi in aumento da oltre dieci anni Clementina Palese VERITÀNASCOSTE Non è tutto bio quel che luccica

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