N°132 Novembre

72 Food&Beverage | novembre 2020 palcoscenico. Stesso gusto della sorpresa perKong a Parigi (2003), appollaiato sui tetti di un edificio haussmanniano a pochi metri dal Pont Neuf. Un indirizzo eclettico, modernista, dall’eleganza ironica, che vale una sosta per la terrazza con cupola a vetri, suggestiva a ogni ora del giorno, ma in particolar modo la sera, quando acquista un carattere più intimo e romantico. In Idam (2013), il ristorante per Alain Ducasse all’ultimo piano del Museo di Arti Islamiche di Doha, in Qatar (ultima fatica di Ieoh Ming Pei, stesso architetto della piramide del Louvre), Starck ha abbondato in citazioni letterarie, Mille e una notte compresa, per creare la cornice più idonea a una cucina Il francese Philippe Starck ha firmato una serie di locali tra cui il ristorante di Alain Ducasse all’ultimo piano del museo di arti islamiche a Doha, in Qatar, sopra. A fianco, S-bar ispirato al nonsense di Alice nel Paese delle meraviglie. In basso, l’Amor di Milano, in Brera: realizzato per i fratelli tristellati Alajmo è un fast casual aperto da colazione a cena franco-mediterranea dagli accenti arabeggianti. Per l’ S Bardi Los Angeles si è, invece, misurato con il nonsense diAlice nel paese delle meraviglie -sedute una diversa dall’altra, una quadreria trompe-l’œil, le classiche abat-jour appese a testa in giù- per il ribaltamento di ogni convenzione, estetica e non. L’ultimo nato è a Milano, in Brera: Amor , indirizzo fast-casual disegnato per i fratelli Alajmo, tre stelle Michelin, aperto da colazione a cena per pizze gourmet (croccanti e al vapore), centrifughe, cocktail e take away. Un’altra gloria francese dell’architettura e dell’interior design ha messo il suo genio al servizio di santuari del gusto: Jacques Garcia. Acclamato per il tocco inconfondibile, colto, scenografico, opulento, tutto pezzi d’antiquariato e grandi specchiere, broccati e damaschi, decori preziosi, ha dato forma e carattere a icone dell’art de vivre contemporanea. Dalla brasserie parigina Le Fouquet’s sugli Champs-Élysées, dove il menu porta l’impronta di Pierre Gagnaire, alla tavola di Joël Robuchon all’ Hotel Métropoledi Monte Carlo, dal ristorante dell’ Hotel Des Indes a l’Aia alNoMaddi New York, stella Michelin con Daniel Humm. “Ciò che detesto sopra ogni cosa è il modo moderno di arredare, con mobili senza anima, senza vita, senza radici”, ha confidato. Sua magnifica ossessione, lo stile Napoleone III o Secondo Impero, revival di influenze del passato, in cui convivono elementi gotici, rinascimentali, orientali. Tra le creazioni più recenti di Garcia, Casa Coppelle a Roma: cucina francese a due passi dal Pantheon (soupe d’oignons, foie gras fatto in casa al torchon, quiche Lorraine), servita in una sontuosa cornice di tendaggi, parati oro e viola, sedute in velluto, divani matelassé, dipinti antichi, vecchi erbari e tavoli in lacca nera. Un ristorante boudoir. DESIGN

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