L’Italia non va in vacanza

Solo il 25% degli italiani ha fatto quest’anno una vacanza prima dell’estate e oltre trentacinque milioni di italiani quest’anno non hanno ancora fatto e non faranno vacanze estive: 2,8 milioni in più dell’anno scorso. Anche se gli stranieri dovessero confermare i loro buoni propositi vacanzieri sul suolo italico, l’estate 2011 sarà orribile per la nostra macchina del turismo. Sono questi i dati di flusso più salienti della ricerca condotta da Fipe e Axis Research su un campione di 800 famiglie residenti, rappresentative della realtà italiana.

Si sta ritornando al passato sia come flussi (nel 1999 gli italiani andati in vacanza durante l’estate erano il 42,5 dei residenti, contro il 46,1% del 2002, il 49,3% del 2006 e il 40% stimato per l’anno in corso), che, e questo rende ancora più grave il quadro, come fruizione della vacanza.

Le vacanze “spalmate” nel corso dell’anno, fatte di viaggi frequenti ma di breve durata sono solo un ricordo. «Questa indagine – commenta il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani (250 mila imprese di stabilimenti balneari, rifugi alpini, bar, ristoranti e discoteche) – ci dice che si torna alla “monovacanza”, dalla durata media di massimo due settimane complessive, così da sfruttare le “economie di scala”, almeno per quanto riguarda il costo del viaggio. Non sono belle notizie per un settore, il turismo, che non beneficia di alcun genere di sostegno economico».

Basta, dunque, vacanze “tour de force” da cui si rientra più stanchi di quando si è partiti. Gli italiani cambiano abitudine. Vacanze poche, non per tutti, di una o due settimane, dormendo in abitazioni “familiari”, ma senza rinunciare al relax, ai piccoli piaceri del tempo libero e al godimento della buona tavola di casa o del ristorante.

Si preannuncia così la pausa estiva degli italiani che, in uno dei fine settimana da tradizionale bollino nero sulle strade, si apprestano comunque a lasciarsi alle spalle la città. Sono poco più di uno su tre coloro che stanno per preparare le valigie (il 6,5% le ha già fatte e un 3% non ha ancora deciso). Chi parte soggiornerà nel 45,5% dei casi in alloggi privati (in affitto, di proprietà, di parenti e amici oppure in bed&breakfast o in barca), mentre il 42,9 lo farà in strutture ricettive collettive (hotel, villaggi turistici o campeggi, in crociera).

La maggior parte dei vacanzieri (58%) cambierà destinazione turistica, perché ormai lo fa abitualmente, per sperimentare qualche cosa di diverso, per spendere di meno, ma l’1.5% lo farà perché l’estate scorsa non si era trovato bene. La percentuale più alta di chi torna nel luogo abituale motiva questa scelta con la visita di parenti e amici, per conoscere un posto nuovo, e sicuramente per rilassarsi abbandonando quell’insana moda da divertimento forzato e attività fisica a tutti i costi.

La pratica delle attività sportive, infatti, risulta in calo rispetto ai ritmi nel resto dell’anno, così come si tiene la televisione più spenta e – sorpresa, sorpresa – anche il computer resterà off line più del solito. Il tempo sarà dedicato agli amici, ai dopo-cena, alla lettura, alla musica, al riposo (pennichella compresa) e a gustare meglio e di più i cibi, con un nuova attenzione al salutismo, altro che costose “trasgressioni alimentari” (i più gettonati sono frutta, gelati, pesce e verdura).

Il quadro sembra ritrarre una situazione di morigeratezza che porta alla riscoperta di un voler dedicare un po’ di tempo a se stessi, regalandosi momenti di attenzione che non costano nulla o quasi, anche in termini monetari.

Le ristrettezze economiche dovute alla mancata crescita economica e il timore degli effetti della manovra finanziaria rendono gli italiani restii a spendere ciò che non hanno per concedersi la meritata vacanza. Quasi nessuno (0,5%) è disposto a indebitarsi pur di partire. In pratica, la vacanza se la concede solo chi ha già i soldi in tasca o conta di averli a breve, visto che quasi il 90% pagherà in contanti, userà la carta di credito volta per volta o al massimo lascerà un acconto e salderà tutto alla fine.

«Insomma – conclude Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – la crisi ci sta restituendo un nuovo consumatore, più razionale e attento al giusto rapporto qualità/prezzo e al proprio benessere. C’è poi chi ha seri problemi economici come i cassa integrati che non riescono a concedersi la vacanza. Anche il tempo non proprio da Solleone non ha incoraggiato le partenze. Si è così dato un taglio ai divertimenti più costosi. Solo apparentemente un “passo indietro” ma, invece, un ponte interessante per un futuro diverso e, forse, più sostenibile».

www.fipe.it

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