N°144 Novembre

71 Food&Beverage | novembre 2022 le popolazioni con esigenze nutrizionali elevate. Prescindere dal ruolo nutrizionale degli alimenti nel formulare raccomandazioni per un consumo meno impattante per l’ambiente rappresenta infatti un grave errore”. Poi c’è l’aspetto economico. La filiera rappresenta più del 4% del fatturato del comparto agroalimentare italiano, per un valore di oltre 6 miliardi di euro con più di 230 mila addetti in 135 mila aziende. Un settore strategico che, come ha ricordato Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni, “dagli anni ’60 a oggi ha visto crollare drasticamente il numero dei suoi allevamenti, registrando un calo del 91%: 60 anni fa erano un milione e mezzo, così come è diminuito il numero di capi allevati, con un calo del 35%, passando da quasi 10 milioni di unità a poco più di 6 milioni”. In diminuzione anche i consumi: “Oggi in Italia -ha aggiunto Scordamaglia- mangiamo 8,54 chili di carne bovina pro capite l’anno, sono questi infatti i consumi reali, cioè quelli valutati al netto delle parti non edibili (ossa, cartilagini e grasso)”. Un valore vicino alla quantità di carne che si mangiava nei primi anni ’60 e ben lontano dai quasi 14 chili a persona del boom economico. Scordamaglia, inoltre, non ha mancato di evidenziare la grande sfida del settore a livello europeo: “Le politiche che arrivano da Bruxelles sembrano voler andare inesorabilmente verso lo smantellamento della produzione delle nostre eccellenze, e dell’allevamento in primis, con rischi non solo per chi oggi lavora in quelle filiere, ma anche in termini di sicurezza alimentare, condannando l’Italia alla dipendenza da Paesi terzi che producono con standard meno elevati dei nostri anche dal punto di vista ambientale”. Se Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, ha sottolineato i diversi aspetti che possono rendere ancora meno impattante per l’ambiente l’allevamento dei bovini, Il presidente di Assocarni Luigi Scordamaglia, in alto a destra, ha ricordato l’importanza della filiera della carne che vale oltre il 4% del comparto agroalimentare per un valore superiore ai sei miliardi di euro con più di 235 mila addetti che lavorano in 135 mila aziende. I consumi però da molti anni sono in calo e l’Europa non favorisce il settore

RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==