Olio di palma sotto accusa

Dai biscotti al latte in polvere per l’infanzia, l’olio di palma è il grasso vegetale più utilizzato nell’industria alimentare e anche il più discusso. olio palma03
In particolare, si punta il dito sul processo di raffinazione ad alta temperatura.

 

DA TEMPO L’OLIO DI PALMA è sotto accusa e ora sembra stata emessa la sua condanna, quantomeno dai consumatori. Il segnale viene dagli spot pubblicitari di  biscotti e numerosi  altri alimenti in cui viene reclamizzata la sua assenza, verificabile leggendo l’etichetta. La coltivazione della palma da olio è responsabile dell’abbattimento di enormi superfici di foreste primarie in seguito alla domanda crescente del mercato, quindi di un inestimabile danno per l’ambiente, le popolazioni e gli animali, e di ingenti emissioni di gas serra dovute alla deforestazione con il fuoco. A limitarne l’impatto è arrivata una certificazione di sostenibilità, istituita da aziende  produttrici e utilizzatrici di olio di palma (Roundtable on Sustainable Palm Oil).
Dal punto di vista salutistico l’olio di palma è ritenuto nocivo a causa del suo elevato contenuto di grassi saturi (principalmente palmitico) che provocano l’innalzamento di colesterolo e trigliceridi e i conseguenti rischi cardiovascolari. L’olio estratto dai frutti di palma (dai semi si ottiene il palmisto) è incredibilmente ricco di vitamine E e A, contiene il 45-50% di grassi saturi come il burro, ma anche il 38,7% di acido oleico, cioè l’acido grasso monoinsaturo protettivo che caratterizza e rende “buono” l’olio di oliva. Tuttavia, come la maggior parte degli oli vegetali, viene immesso sul mercato raffinato e poi l’industria alimentare ne aggiusta la composizione in base alle proprie esigenze.

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Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, in base alla letteratura scientifica non esistono evidenze di una maggior nocività dell’olio di palma rispetto ad altri grassi con la stessa percentuale di acidi grassi saturi, tuttavia alcuni studi -come sottolineato dall’Istituto Mario Negri nel 2013- suggeriscono che per valutare il rischio cardiovascolare oltre al tipo di grasso sia da considerare la struttura dei trigliceridi.  olio palma04

L’opinione scientifica dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) del maggio 2016 ha aggiunto un elemento molto preoccupante non solo sull’imputato olio di palma, ma su tutti i grassi vegetali raffinati ad alta temperatura (ad esempio,
girasole, arachidi, colza, mais…). Nel processo di raffinazione, infatti, possono formarsi tre sostanze tossiche e il precursore di una di queste, il glicidolo, sarebbe genotossico e cancerogeno. Tra i grassi vegetali, l’olio di palma conterrebbe più glicidolo, ma ci sono margini di miglioramento: infatti, il suo contenuto si è dimezzato dal 2010 al 2015 grazie ad aggiustamenti del processo di raffinazione. Detto questo, è d’obbligo sottolineare che non esistono dati epidemiologici sulla correlazione tra il consumo di oli vegetali e sviluppo di tumori nell’uomo e che i grassi saturi, di origine sia vegetale sia animale, non dovrebbero superare il 10% delle calorie ingerite.

Di Clementina Palese

ANTE96Da FOOD&BEVERAGE N. 96 SETTEMBRE 2016

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