I vegani contro Cracco

Immagine (2)L’altra faccia della popolarità. Gli chef protagonisti di programmi tv devono sorbirsi anche le conseguenze delle loro apparizioni televisive. Ne sa qualcosa Carlo Cracco il cui ristorante ieri sera è stato invaso da una quindicina di “vegani” (così si sono definiti) che alle 21,30 sono entrati insultandolo e urlando “Questo è un ristorante di m..” e “Carlo Cracco è un assassino perché cucina gli animali”.

Il blitz nasce in seguito a una delle ultime puntate di Masterchef dove Cracco aveva preparato un “Piccione a modo mio” con nespole, rape bianche con succo di peperoni, barba del frate e prezzemolo.

In seguito all’esibizione lo chef è stato anche denunciato dagli animalisti secondo i quali il piccione è considerato “fauna selvatica” e quindi protetto.
“Nessuno discute che Cracco sia un grande chef – ha dichiarato il presidente di Aidaa Lorenzo Croce – ma il fatto che vada in tv a presentare un piatto a base di carne di piccione, animale protetto dalla legge nazionale ed europea, rappresenta un reato penalmente rilevante che non potevamo far finta di non vedere. Per questo motivo ho firmato e inviato la denuncia alla procura di Milano per violazione della legge nazione di tutela della fauna selvatica e della direttiva europea 147/2009”.

Qualche problema l’ha avuto anche Heinz Beck. Il tre stelle Michelin ha ospitato alla Pergola di Roma tre concorrenti di Masterchef che hanno preparato i suoi piatti. Ad Alida è capitato quello con i fiori di zucca che andavano aperti, messi in forma e spennellati. Un piatto di grande complessità tecnica che ha comportato l’invio nella spazzatura di numerosi fiori di zucca. Il terribile “popolo del web” non ha approvato e ha sommerso di critiche lo chef sulla sua pagina Facebook.

Lui ha risposto così.

“Innanzitutto ringrazio per le osservazioni proposte dal pubblico, perché per migliorarsi sono fondamentali; alcune sono condivisibili altre magari vengono da sensazioni, almeno, discutibili.

La prima riflessione voglio dedicarla agli scarti. Io ho il massimo rispetto per il cibo, ne conosco il valore, ne curo, alcuni dicono maniacalmente, l’utilizzo, perché odio gli sprechi. Ma se devo insegnare a qualcuno a cucinare devo correggerne gli errori e, alcune volte, l’ingrediente non è recuperabile, fa parte del mestiere come in tante altre professioni.

L’eccellenza viene dalla prova continua del nostro fare e la tecnica si acquisisce solo sperimentando. Inoltre chi lavora nelle cucine sa benissimo che la nostra redditività, soprattutto nei target alti, dipende dall’economia di gestione delle risorse che sono misurate al millimetro, non potendo, logicamente, avere rimanenze“.

 

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