Il vino contro il terrorismo

Di fronte all’assurdità dell’attacco terroristico in cui hanno perso la vita 12 persone, tra cui quattro famosi disegnatori di Charlie Hebdo, il settimanale satirico parigino più irriverente di Francia, l’intero mondo dell’informazione ha reagito con forza, stringendosi attorno a quei principi che fanno dell’Europa moderna un esempio di civiltà. E anche il giornalismo enoico ha dedicato un ricordo accorato a Stephane Charbonnier, Jean Cabut, Bernard Verlhac e Georges Wolinski che, come tanti loro colleghi, hanno spesso prestato la propria matita al mondo del vino, firmando etichette memorabili, ironiche e dissacranti. Wolinski aveva in particolare realizzato etichette per il vino Le Mas Bernard prodotto dal gallerista viticoltore Adrien Maeght -in una vi era rappresentata una donna a seno nudo con viti e tralci al posto dei capelli e la bottiglia stretta al petto- ma aveva anche firmato una bottiglia del vino bordolese Saint Emilion Château Barrail des Graves prodotto dal viticoltore bio Gérard Descrambe, dove ricorreva la figura della donna ‘simil Eva’ che imbocca il suo ‘Adamo’ con un grappolo d’uva.

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Wolinski si era anche impegnato a realizzare il manifesto dell’edizione 2016 del festival Humour & vigne che si svolge ogni due anni in Francia e che raccoglie i disegni sul vino dei migliori vignettisti mondiali. E tra i disegnatori che più volte si erano messi in evidenza al festival, con tanto di caricatura di Nicolas Sarkozy sulla bottiglia, c’era anche Jean Cabut, alias Cabu. Bernard Verlhac, alias Tignous, aveva ugualmente prestato la sua penna per il Saint Emilion e Chateau Renaissance di Descrambe e la Ficelle di Saint Pourcain. E il direttore Charbonnier aveva realizzato per l’etichetta di Saint Emilion 2000 la caricatura di un poliziotto evidentemente alticcio col nasone rosso con la scritta “Ecco il partner delle mie sbandate professionali”. Disegni che ora rimangono come un prezioso insegnamento: non prendere nulla troppo sul serio, né la religione, né il vino.

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