Sos per il riso italiano

Dall’inizio della crisi, il 2007, ”ha chiuso quasi una azienda di riso su cinque e la situazione sta precipitando nel 2014 con la perdita di posti di lavoro e pericoli per la sicurezza alimentare dei consumatori a causa dell’invasione di riso proveniente dall’Asia”. E’ l’allarme lanciato con un blitz di agricoltori, mondine e loro famiglie nelle città dei territori di produzione (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Sardegna) con la presentazione alle istituzioni del Dossier Coldiretti per denunciare il rischio di estinzione di una coltivazione importante per la salute, il territorio e l’occupazione.

risaia

L’Italia è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 216mila ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità di lavoro per oltre 10mila famiglie tra dipendenti ed imprenditori, secondo il Dossier della Coldiretti. La situazione è ora drammatica: le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia e dalla Birmania hanno fatto segnare un aumento del 754 per cento nei primi tre mesi del 2014 rispetto allo scorso anno e a rischio c’è anche la salute dei consumatori con il sistema di allerta rapido Europeo (RASFF) che ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie, nel primo semestre dell’anno. Per il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in piazza Castello a Torino dove è stata ricostruita una risaia “il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi”.

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